martedì

BREVI CONSIDERAZIONI SUL BLOG

Cari lettori e amici,
questo è un post per così dire, di riflessione, e per fare il punto dopo sette mesi di vita del blog.
Sono assai contenta delle sempre più numerose persone che leggono i miei libri e i miei articoli, e della sensibilità e intelligenza che dimostrano volendo approfondire argomenti non piacevoli e che, tutto sommato, mettono in gioco non soltanto la concezione che abbiamo della realtà, ma anche quella che abbiamo di noi stessi, come persone e cittadini.
Da persona ottimista ritengo che si possa fare molto per migliorare se stessi e di conseguenza anche la realtà.
Tengo a precisare che su questo blog sono stati pubblicati il 99% dei commenti pervenuti. Alcuni commenti non sono stati pubblicati per espressa richiesta degli autori, altri perché non rientravano nei criteri di esistenza del blog. Come si legge sul "frontespizio", il blog nasce per "permettere a tutti di discutere gli argomenti trattati da Antonella Randazzo nei suoi libri e articoli", dunque questo obiettivo prevarrà sempre nel criterio di scelta dei commenti inviati dai lettori. Questo significa che persone che scrivono cose che dimostrano ampiamente di non aver letto né un mio libro né la maggior parte dei miei articoli (pochissime persone), difficilmente vedranno pubblicati i loro post. Ma non dovranno prenderla come una cosa personale o un segno di ostilità o "censura" poiché se ci ragionano bene capiranno che non è così. Infatti, per usare una metafora, se entraste in un'aula in cui si sta parlando di Diritto pubblico e vi metteste a parlare di calcio o di chirurgia estetica, difficilmente l'insegnante vi permetterebbe di continuare a parlare, e non certo perché vi è ostile.
Altre persone (sempre pochissime), credono che sui blog si possa scrivere di tutto, perché indotti a ritenere Internet come una sorta di "luogo spazzatura" o di "libera espressione estemporanea" (si legga a questo proposito l'articolo "Nella tela del ragno"). Chiedetevi come mai i politici (come Storace e Mastella) che ci ingannano in molti modi, hanno blog su cui pubblicano di tutto, anche la spazzatura. E' perché vogliono rendere Internet una spazzatura, al fine di annullare, nella mischia, gli effetti costruttivi e benefici che potrebbero esserci se i luoghi del cyberspazio fossero "puliti", nel senso di far prevalere ciò che è utile e costruttivo, frutto degli aspetti più nobili degli esseri umani, e non gli insulti, il pessimismo, il "tanto non succede nulla", ecc.. Sfogarsi su Internet, magari cercando di demolire chi vuole costruire qualcosa, evita di scagliarsi contro chi davvero opera una censura enorme, attraverso la TV e una stampa fortemente controllata. Quante delle persone che si lamentano che su alcuni blog non viene pubblicato tutto, scrivono lettere alle TV o ai giornali per lamentarsi della grave manipolazione dell'informazione? In fin dei conti i blogghisti non sono pagati con soldi pubblici e non sono funzionari pubblici, dunque possono permettersi di utilizzare criteri personali per gestire il proprio spazio, mentre i telegiornali e la stampa ufficiale sono pagati da tutti noi, e dunque dovrebbero avere precisi obblighi di dare un'informazione vera e obiettiva, cosa che, come ormai molti sanno, non succede.
Ad ogni modo, su Internet c'è posto per tutti, senza bisogno di prendersela se gli altri sul proprio blog non ci ospitano. Non è certo rispettoso pretendere di entrare a forza nei blog altrui.
I blog sono come una piccola casa ed è giusto che il padrone di casa decida chi far entrare sulla base della sua sensibilità, dell'affinità e della qualità culturale che vuole conferire al blog.
D'altra parte, questo blog non è né una "parrocchia" né un confessionale, dove ci sono risposte pronte come le darebbe un sacerdote. Qui semplicemente si cerca di conoscere la realtà per quella che essa è, senza mistificazioni, con onestà intellettuale e coraggio morale. Non si vuole convincere nessuno di nulla, e si rispettano tutte le convinzioni, pur precisando che i libri e gli articoli qui discussi non sono frutto di opinioni, ma di ricerche documentate, che hanno richiesto un notevole impegno. Le mie opinioni di solito le esprimo nei post di risposta ai commenti, e, ovviamente, risentono delle conoscenze che ho acquisito in lunghi anni di lavoro.
Alcuni mi chiedono come mai metto il copyright sui miei scritti. Sappiate che fare ricerca è un lavoro molto impegnativo e l'impegno intellettuale è anche il lavoro con cui vivo. Da recente Beppe Grillo si è vantato di aver messo su Internet un suo libro da scaricare gratuitamente. Ebbene, non tutti possono permetterselo. Scrivere un libro richiede molti mesi e talvolta qualche anno di intenso lavoro, e non tutti si possono permettersi di lavorare per anni gratuitamente. Come potrete immaginare, data la totale indipendenza con cui faccio la mia ricerca, non sarò mai pagata da nessun partito e da nessun organo di stampa ufficiale.
Gli articoli hanno il copyright soprattutto perché mi sono accorta che alcune riviste li pubblicavano parzialmente, cioè con le parti più "scottanti" censurate, e non mettevano nemmeno la fonte da cui l'articolo era stato tratto. Dunque, concedo l'autorizzazione a pubblicarli soltanto dopo aver ricevuto la richiesta, potendo così porre come condizione la pubblicazione integrale dell'articolo e l'indicazione del link.
I miei articoli sono soltanto brevi trattazioni, mentre le mie pubblicazioni possono dare una visione assai più ampia, considerando documenti, testimonianze ed eventi che permettono di capire la realtà attuale come non molti altri libri nel panorama dell'editoria italiana.
Per concludere, saluto tutti con simpatia, e se apprezzate quello che faccio sostenetemi attraverso l'acquisto dei miei libri.
Grazie a tutti.

domenica

ULTIME PUBBLICAZIONI DI ANTONELLA RANDAZZO

LA NUOVA DEMOCRAZIA. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa
(Zambon Editore)

Con la sconfitta del nazifascismo abbiamo creduto di esserci liberati dai più pericolosi criminali. Ma oggi, alla luce di nuovi documenti e di nuove testimonianze, possiamo sostenere che così non è. I crimini sono stati soltanto spostati dall'Europa alle aree del Terzo Mondo, col pretesto di "portare la libertà" ai popoli. In nome della libertà e della democrazia sono stati commessi innumerevoli crimini e genocidi.
Il titolo "La Nuova Democrazia", riprende la definizione che il dittatore Augusto Pinochet dette alla nuova situazione cilena creatasi dopo il massacro di migliaia di persone e la soppressione del governo eletto democraticamente di Salvator Allende. La Nuova Democrazia è una "democrazia senza popolo". Le "Nuove Democrazie" sono oggi tantissime, attuate e ancora, tragicamente, da attuare. Il mondo di oggi è tutt'altro che liberato da coloro che si arrogano il potere di commettere crimini, nel nome di un'ideologia che trova nel profitto e nel potere il suo unico Dio.
Questa sconcertante realtà ci viene resa incomprensibile dai media, che mostrano immagini raccapriccianti di bambini in fin di vita per la fame e non ci spiegano a cosa tutto ciò è dovuto. Impediscono l'emergere del paradosso di un Occidente che si professa evoluto e scientificamente avanzato, ma che non è capace di salvare molti esseri umani dalla morte per fame. Corpi di immigrati vengono mostrati galleggianti, senza vita, nello Stretto di Gibilterra, ma non ci spiegano le ragioni politiche ed economiche che costringono queste persone a fuggire dal loro Paese rischiando la morte. I media ci mostrano guerre e guerriglie ma non ci dicono chi produce e vende le armi che rendono possibile tutto ciò.
E' arrivato il momento di mettere tutti i tasselli del puzzle al loro posto, per rendere possibile la totale comprensione della realtà. E per dire chi sono i responsabili dei crimini.
Questo libro tratta i crimini della povertà e della guerra facendo precisi riferimenti, e senza occultare responsabilità né efferate crudeltà, che ancora oggi vengono commesse, talvolta dagli stessi paesi che le denunciano.
Il concetto di "interventismo democratico" o di "imperialismo etico", che tende a legittimare la guerra, è stato elaborato negli anni '30 da Max Von Baden, futuro cancelliere del Reich. Diceva Von Baden: "Se vuol resistere alle tempeste della democrazia e alla sua rivendicazione di un miglioramento del mondo, l'imperialismo tedesco deve darsi un fondamento etico. Ora possiamo tranquillamente scrivere sulle nostre bandiere: Il diritto è con noi". Egli era convinto che con le guerre si potesse migliorare eticamente il mondo. La sua convinzione era sorretta dalla sicurezza che la cultura e il popolo tedesco fossero decisamente superiori a qualsiasi altra cultura e altro popolo.
Oggi i presidenti americani sostengono che il popolo americano è superiore a qualsiasi altro, e che la cultura americana ha una missione da compiere nel mondo, una missione "etica", che deve essere portata a termine con qualsiasi mezzo.
La motivazione principale della guerra al "terrorismo globale", deriva dalla convinzione espressa dal consigliere di Madeleine Albright, Thomas Friedman: "Washington sa che, senza la sua egemonia militare, l'America non può costringere il mondo a finanziare il suo deficit di risparmio, condizione essenziale per il mantenimento artificiale della propria posizione economica".
Il mezzo per mantenere l'egemonia Usa è dunque l'uso della forza; una forza sorretta dall'idea che si è sempre e comunque nel giusto. I crimini americani sono sempre stati commessi impunemente, e continuano ad insanguinare il mondo.
Nonostante il libro faccia impietosamente luce sugli orrori di cui alcuni esseri umani sono capaci, le conclusioni non sono pessimistiche. Al contrario, l'idea di fondo è che scovare i crimini sia il primo passo per non renderli impuniti e per realizzare un mondo migliore. Il libro non individua soltanto i crimini del gigante imperiale, ma anche i suoi piedi d'argilla.

DOVE TROVARE IL LIBRO:
http://www.internetbookshop.it/code/9788887826449/randazzo-antonella/nuova-democrazia-illusioni.html

http://www.libreriauniversitaria.it/libri-editore_Zambon+Editore-zambon_editore.htm



DITTATURE. La Storia occulta.
(Edizioni Il Nuovo Mondo)

Questo libro fa luce su insospettabili responsabili, che hanno potere di vita o di morte. Si tratta di un gruppo di persone, capaci di nascondersi dietro a dei Mostri da loro stessi creati, che agiscono in maniera disumana, provocando sofferenza e morte a milioni di persone.
Nonostante questo, non pagano per i loro crimini, e non appaiono nemmeno come criminali, perché si nascondono dietro un potere mediatico, che permette loro di propagandare un'immagine positiva o sdrammatizzare i loro crimini.
La Storia deve far luce sui fatti, sfidando paure e illusioni. Le nostre conoscenze sugli eventi storici aumentano col passare del tempo, e oggi sono emerse così tante contraddizioni con le vecchie interpretazioni della realtà storica che abbiamo soltanto due possibilità di scelta: o far finta di niente e cercare di non capire né pensare ai crimini che avvengono in molte parti del mondo, oppure chiederci il perché ci troviamo in un mondo in cui vengono commessi così tanti crimini.  
La Storia deve far luce sui fatti, sfidando paure e illusioni. Le nostre conoscenze sugli eventi storici aumentano col passare del tempo, e oggi sono emerse così tante contraddizioni con le vecchie interpretazioni della realtà storica che abbiamo soltanto due possibilità di scelta: o far finta di niente e cercare di non capire né pensare ai crimini che avvengono in molte parti del mondo, oppure possiamo chiederci il perché ci troviamo in un mondo in cui vengono commessi così tanti crimini. Se scegliamo la seconda strada dobbiamo andare a fondo e capire il vero significato delle guerre, della povertà e dei crimini: cioè capire chi trae vantaggio da tutto questo, chi sono le persone che possiedono il potere di determinare queste realtà. In altre parole, dobbiamo chiederci chi sono questi mostri fino ad oggi impuniti. Seguendo l'indicazione di Seneca è possibile trovare i mostri: "Chi ottiene il vantaggio più grande da un crimine è il maggiore indiziato". E noi abbiamo molto più che indizi.
Questo libro nasce con l'intento di fare chiarezza, alla luce dei documenti emersi dagli archivi americani, russi, ed europei aperti da pochi anni, su chi ha commesso crimini e genocidi, considerando il periodo storico che va dal primo dopoguerra ad oggi.
La "Storia ufficiale", con le molte incongruenze, svela sempre di più le sue mistificazioni. Oggi la Storia non può più essere intesa come "interpretazione dei vincitori", ma come un canale dello scibile che può e deve permetterci di capire meglio la realtà del passato, e quella in cui viviamo oggi. Ad esempio, perché dovremmo credere che il genocidio degli ebrei sia stato il più grave della Storia, se sappiamo per certo che nella Storia moderna sono stati commessi molti altri genocidi? Dobbiamo forse credere che la vita degli ebrei valesse di più di quella degli africani o dei nativi americani? Oppure dobbiamo far finta di non sapere, e credere a quegli eminenti professori universitari che ancora sostengono che il più grave genocidio fu quello degli ebrei? Dovremmo forse credere che il valore delle vite distrutte dipenda dalla nazionalità, dalla religione o dal credo politico? Naturalmente ciò è assurdo. Eppure, quando gli storici accademici descrivono l'Olocausto come "un genocidio senza riscontro nella storia" , ci stanno inducendo a fare questo. Questi storici sanno benissimo che non è così, che la Seconda guerra mondiale fu tutta intera un "Olocausto", e che molti altri genocidi erano già stati perpetrati in Africa, in Asia e in America. In Russia vennero uccisi milioni di comunisti, non fu anche questo un "Olocausto"? Dovremmo forse valutare se è stato "più grave o meno grave" di quello ebraico?
Seppure disposti a condividere l'indignazione e lo sgomento morale di fronte ai crimini nazisti, non siamo disposti a rigettare o a negare l'inquietante presenza mistificata di elementi nazisti nel sistema di potere di oggi. Anzi, proprio perché ci indignano i crimini, cerchiamo la verità su ognuno di essi, nessuno escluso.
E' arrivato il tempo in cui la Storia non deve più essere a servizio dei vincitori. La ricerca storica è una questione troppo seria e importante perché la si possa far cadere in queste trappole. Il modo in cui percepiamo la Storia è determinante nelle valutazioni che diamo agli eventi di ieri e di oggi. La coscienza storica deve formarsi in piena libertà, senza imposizioni di alcuna autorità, se non quella autorevole della verità dei fatti.
Nelle nuove prospettive storiche i vecchi stereotipi e le vecchie dicotomie si stanno svelando sempre più retoriche. L'opposizione amico/nemico, occupante/liberatore non trova giustificazioni sufficienti nelle documentazioni di natura finanziaria e imprenditoriale, oltre che nei comportamenti delle autorità politiche. La vecchia retorica dello Stato che protegge e della guerra giusta lascia molte incongruenze. Rimane l'unica certezza dell'esistenza di vittime e di carnefici: di chi esercita potere in modo criminale e di chi è stato costretto a subire i crimini.
La Storia ufficiale ci ha spesso indicato dei personaggi da considerare come veri e propri "mostri": dittatori come Hitler, Mussolini, Stalin, Pol Pot ecc. Ma chi sono veramente questi dittatori? L'immagine del dittatore che possiede, da solo, un immenso potere è erronea. Ciò non è mai accaduto. Nessuna persona ha mai potuto da sola dominare un popolo: tutti i dittatori hanno avuto il sostegno economico, politico e militare dell'élite di potere, altrimenti non avrebbero potuto diventare tali. Il dittatore è forte perché ha l'esercito e un'élite economico-finanziaria che lo sostiene, altrimenti non potrebbe gestire alcun potere.
Le domande che il libro pone e a cui cerca di dare risposte sono: chi permette al dittatore di essere tale? Chi ha convenienza che il popolo venga sottomesso e dominato? Perché alcuni crimini rimangono impuniti? Oggi abbiamo un sistema veramente democratico? L'Occidente è davvero quel baluardo di democrazia che la propaganda sostiene?
Il libro analizza il fenomeno del totalitarismo, per capire quali sono le strategie per accentrare il potere e per gestirlo e rafforzarlo calpestando i diritti umani. La parola 'totalitarismo', negli ultimi decenni, sembra aver assunto tutte le mostruosità della Storia. Tali mostruosità vengono intese dalla Storia ufficiale come commesse da singole persone reiette dalla stessa Storia. Al contrario, la parola 'Democrazia' sembra incarnare ogni pregio, a prescindere dall'accezione errata con cui spesso viene utilizzata. Come dice Arundathy Roy: "La democrazia è la Prostituta del cosiddetto Mondo libero, disposta a farsi violare, pronta a commettere e a far commettere qualsiasi tipo di crimine in suo nome". Roy allude all'uso retorico ed eufemistico con cui oggi viene utilizzata la parola: essa viene accostata alle strategie di potere imperiale ("portare la democrazia"), oppure alle riforme neoliberistiche (mercato, ristrutturazioni, crescita del potere dei capitalisti). La vera democrazia, intesa come libertà dei popoli e distribuzione equa delle ricchezze, non rientra nei veri programmi del potere che oggi domina il mondo, e l'uso propagandistico del termine mira a nasconderlo.
Il libro tratta le dittature totalitarie all'interno del modello economico che le crea e le sostiene, e cerca di fare chiarezza sulle ideologie a cui i sistemi totalitari vengono comunemente associati. Inoltre, fa emergere la complessità del dominio del gruppo ricco sui popoli, e di come esso oggi abbia acquisito caratteristiche che mascherano il potere attraverso una fittizia "libertà". L'élite ricca elabora ideologie di vario genere, fra loro contrapposte, allo scopo di sottomettere e di creare scontri o guerre. Tende a far vedere la realtà come bipolare (sinistra/destra, democrazia/dittatura, con me/contro di me, ecc), per fomentare guerre e scontri, e per nascondere che la vera libertà è fatta di molte realtà e di molti punti di vista. Negli ultimi anni, addirittura, ha elaborato l'ideologia della fine delle ideologie (che viene contrapposta al "fanatismo", ovvero all'essere rimasti intrappolati in una ideologia). Cioè una furba propaganda che fa credere alla possibilità di affrancarsi da qualsiasi ideologia, associando ad essa soltanto caratteristiche negative. L'idea che oggi non esistano più "ideologie" è propagandistica e demagogica. Ogni persona - consapevole o meno - possiede un'ideologia, come un insieme di idee, valori e opinioni. Una convinzione religiosa può costituire una forte ideologia, così come una concezione culturale, esistenziale o politica. Il credere di non avere alcuna ideologia espone pericolosamente all'ideologia propagandata dal potere dominante, in quanto si accetta di non essere consapevoli delle idee, dei valori o delle opinioni che ci plasmano.
Di fatto l'élite cerca di imporre occultamente la propria ideologia, anche attraverso l'interpretazione manipolata della Storia.
Il XX secolo è stato il secolo della democrazia, delle rivendicazioni degli oppressi. Nel corso di questo secolo sono emerse nell'umanità sensibilità mai esistite prima. Si iniziò ad intendere il colonialismo come una crudeltà contro le culture e i popoli, e le guerre come mostruosità da evitare a tutti i costi. Iniziò ad attecchire l'idea che gli esseri umani sono eguali nell'essenza, e che ogni sistema socio-economico dovesse rispettare la libertà e la vita umana. La nuova sensibilità si esprimeva attraverso le nuove ideologie comuniste e socialiste. Alla luce di queste ideologie, risultava mostruoso chi non accettava di limitare il proprio potere nel nome del benessere di tutti. Dal primo dopoguerra, contadini e operai, mossi da questi valori, lottarono con le armi della protesta e dello sciopero, ma vennero repressi nel sangue e persero le loro battaglie. In Italia e in Germania, Paesi dove la classe proletaria era molto forte e rafforzata da sindacati e partiti, l'élite egemone scelse la via dello scontro e della repressione per non scendere a compromessi con i lavoratori. Con l'aiuto finanziario degli imperi occidentali, nacquero due potenti dittature. Queste dittature, al contrario di ciò che si intende comunemente, godevano dell'appoggio dei sistemi liberisti (Usa, Gran Bretagna) che si autodefinivano "democratici".
In realtà, come il libro prova sulla base di documenti ufficiali, si trattò di creare mostri per contrastare l'ascesa al potere delle classi più deboli. Il libro spiega come Hitler e Mussolini non furono gli unici mostri di quel periodo storico, e che anche oggi vengono creati mostri per uccidere o sottomettere gli esseri umani.
Il sistema capitalistico non possiede regole certe a favore del popolo, né un sistema di difesa dei diritti umani. Persino i princìpi fondamentali su cui si basano le argomentazioni principali a sostegno del capitalismo (proprietà privata, liberismo economico e crescita della ricchezza), non sono mai stati applicati come validi per tutti, ma soltanto per una ristretta cerchia di persone. Infatti, il capitalismo industriale si è affermato attraverso processi di espropriazione dei contadini. Quindi, di fatto non veniva riconosciuta la proprietà privata, ma soltanto il potere di coloro che appartenevano alle classi sociali privilegiate.
Il libro analizza le strategie utilizzate dall'oligarchia ricca per arginare il potere dei popoli, per dominare e imporre i propri interessi. Emerge che l'élite ricca ha un forte disprezzo per le masse, e non vuole che esse acquisiscano il benché minimo potere. Il potere delle masse equivale al soccombere del potere dell'élite. La dittature sono uno dei metodi utilizzati per sottomettere i popoli al potere di pochi.
Oggi più che mai le idee di democrazia e giustizia per i popoli vessati e saccheggiati sembrano utopistiche. Ma non è così. Oggi esistono movimenti indigeni e antimperiali, che stanno lottando efficacemente contro lo strapotere dell'élite. L'ultimo capitolo del libro è dedicato proprio a chi ha avversato o avversa le mostruosità e i mostri. E' un'importante testimonianza che esistono anche gli "esseri umani", che senza dubbio sono in numero di gran lunga maggiore rispetto ai "mostri". Occorre soltanto che essi prevalgano, per costruire un mondo in cui la democrazia sia una realtà e non una retorica per nascondere la propria mostruosità. Un mondo in cui non vi siano più guerre, in cui le risorse siano equamente distribuite, in cui ogni lavoratore abbia giusti diritti, e in cui le istituzioni siano a tutela dei diritti umani. Un mondo in cui tutte le nazioni rispettino il Diritto Internazionale.

DOVE TROVARE IL LIBRO:
http://www.disinformazione.it/dittature.htm

http://www.internetbookshop.it/code/9788889482049/randazzo-antonella/dittature-storia-occulta.html

http://www.macrolibrarsi.it/edizioni/_il_nuovo_mondo.php



BAMBINI PSICO-PROGRAMMATI. Essere consapevoli dell'influenza della pubblicità, della TV, dei videogiochi.
(EdizionI Leone Verde)

Con l'avvento della televisione e la successiva diffusione del computer e dei videogiochi la realtà dei bambini è significativamente cambiata. Questo libro spiega come è cambiata. Oggi molti genitori, pedagogisti ed educatori esprimono preoccupazione per i forti condizionamenti mediatici a cui il bambino è soggetto. Ma in che modo il bambino viene condizionato? Quali effetti hanno le manipolazioni mediatiche sul suo comportamento? Quanto e in che modo la personalità del bambino risente del bombardamento pubblicitario? Quali effetti negativi hanno i videogiochi? Il libro risponde a queste e a molte altre domande, permettendo a genitori ed educatori di fare chiarezza e di essere in grado di proteggere il bambino dalla "programmazione mediatica" a lui diretta.
Oggi più che mai è indispensabile conoscere e capire i numerosi inganni mediatici che hanno lo scopo di trasformare gli esseri umani in "super-consumatori" dalla personalità fragile e insicura, per garantire la sopravvivenza di un sistema che è sempre più percepito come negativo e dannoso allo sviluppo delle potenzialità umane.
Oggi i bambini sono stati privati degli spazi in cui giocare, e trascorrono ore davanti alla Tv oppure a giocare con i videogiochi. Ciò influisce sulla loro crescita molto di più di quanto i genitori possano pensare. Le generazioni passate potevano trascorrere ore all'aria aperta, a correre e a giocare con i coetanei. Si formavano gruppi di ragazzi in ordine all'età e si organizzavano giochi di movimento che potevano durare ore. In passato i ritmi di vita erano diversi, e i bambini avevano un rapporto affettivo più forte con gli adulti. Trascorrevano più tempo con i genitori, e spesso giocavano con loro, oppure svolgevano semplici attività da cui imparavano nuove cose. Oggi lo spazio del bambino si è ridotto, ed egli trascorre la maggior parte del suo tempo fra scuola e casa. A casa, il bambino impiega molte ore a guardare la Tv o a giocare con i videogiochi. Da molte ricerche è emerso che sia la Tv che i videogiochi non sono passatempi sani, ma esercitano un condizionamento sul bambino, che inconsapevolmente viene formato e manipolato in modo da sviluppare un certo tipo di personalità. La televisione è, dunque, un mezzo potente, che incide sulla formazione della personalità del bambino e determina trasformazioni sociali significative.
Oggi le agenzie di marketing stanno sviluppando conoscenze approfondite sulla personalità dei bambini. Le aziende spendono molto denaro per fare ricerche, studi e valutazioni, in modo tale da conoscere in maniera dettagliata i gusti, le motivazioni, i bisogni e i desideri dei nostri bambini. Esiste un discorso occulto di manipolazione della mente dei bambini, per poterli trasformare presto in "consumatori". I nostri bambini sono diventati per il sistema economico come una "merce", da sfruttare e da manipolare. Ciò, ovviamente, non è a fin di bene. La conoscenza approfondita dei bambini avvantaggia le aziende e conferisce loro più potere degli stessi genitori o educatori.
Negli ultimi venti anni il potere mediatico sui bambini si è notevolmente accresciuto, a tal punto che alcuni genitori si sono trovati di fronte a nuove difficoltà. Ad esempio, a pressioni per acquistare cibi spazzatura o giocattoli non educativi o inutili. I genitori di oggi sono sempre più oppressi dalle richieste d'acquisto dei loro bambini, e si trovano in conflitto fra il desiderio di renderli felici e l'obbligo morale di vietare l'acquisto di prodotti nocivi. Se si vuole educare in modo corretto, i divieti necessari sarebbero molti, e la questione è diventata sociale, in quanto i bambini si appoggiano fra loro per ottenere ciò che chiedono.
Oggi più che mai è necessario conoscere i meccanismi persuasivi dei media, per potersi proteggere e per proteggere i bambini.
Questo libro fa luce su molti aspetti della realtà mediatica, finalizzati al controllo mentale del bambino e alla manipolazione della sua personalità. Attingendo a numerose ricerche e all'analisi dei media e degli aspetti sociali ad essi collegati, il libro fa emergere fatti assai inquietanti, che ogni genitore dovrebbe conoscere per poter adeguatamente aiutare il proprio bambino ad avere una crescita emotiva e sociale armoniosa e adeguata.
Il libro offre anche numerosi spunti di riflessione su ciò che i genitori possono fare per favorire un giusto sviluppo emotivo dei propri figli, e su come avversare le caratteristiche nocive dell'aggressiva cultura mediatica di oggi.
I primi tre capitoli trattano i condizionamenti che la televisione, la pubblicità e i videogiochi esercitano sulla mente dei bambini. Gli ultimi due capitoli considerano gli aspetti sociali e ideologici che condizionano la vita degli individui, e inducono a scegliere come gestire l'educazione. Il presupposto è che l'educazione che si impartisce ai bambini è frutto delle ideologie che più o meno occultamente prevalgono in un contesto sociale e culturale, di cui i media sono lo specchio. Saranno tali ideologie a plasmare l'identità dei bambini, a meno che i loro genitori non ne divengano consapevoli ed elaborino un sistema educativo alternativo, che permetta al bambino di acquisire la capacità di esprimere liberamente le sue potenzialità. I genitori consapevoli potranno costruire la società del futuro. Una società di gruppi di persone autoconsapevoli, e non più una società di "massa". La società di "massa" è funzionale al consumismo e alla passivizzazione esercitata dai media. Una società di persone consapevoli riesce a scardinare il sistema di sottomissione acritica e a costruire il mondo del futuro: un mondo di persone creative e capaci di esprimere se stesse. Ma per costruire la società del futuro occorre formare bambini creativi, liberi e capaci di contrastare la passivizzazione e gli altri effetti nocivi che i media producono.


DOVE TROVARE IL LIBRO:
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__bambini_psico_programmati.php

www.bambinonaturale.it/ detail.asp?IDN=250&IDSezione=2 - 8k

www.macrolibrarsi.it/libri/ __bambini_pisco-programmati.php - 74k -



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I NUOVI INGANNI DELLA VECCHIA BANDA DI BRIGANTI Veltroni, partiti-burla, brogli e truffe

Di Antonella Randazzo


Quando i popoli manifestano di capire i vecchi inganni del sistema, ecco che ne vengono elaborati di nuovi. Di solito si tratta di nuovi partiti, nuovi personaggi o nuova propaganda. Come tutti sanno, da recente la "sinistra" ha messo a punto un piano di "rinnovamento", che ha trovato il suo culmine nelle primarie del 14 ottobre scorso, che hanno visto trionfare Walter Veltroni quale leader del nuovo Partito Democratico. Che si tratti dell'ennesima truffa non è difficile capirlo.
Cosa propone Veltroni?
Cosa ha mai detto di concreto per cambiare in meglio la realtà del paese? Ha mai detto che dovranno essere abrogate tutte le leggi che permettono lo sfruttamento lavorativo? Ha mai detto che il paese deve riappropriarsi della sovranità monetaria per non cadere più nella truffa del debito? Ha mai detto di voler liberare il paese dall'occupazione militare delle basi Usa? Ha mai detto di aumentare le tasse sui grandi guadagni finanziari?
Se non ha detto nulla di tutto questo, in che modo crede di dover risollevare le sorti del paese? Se non vuole arginare il potere delle banche, quale "democrazia" ci propone? Quella falsa, che maschera la dittatura del gruppo dominante?
E' evidente che si tratta di una trappola. Se cadiamo nella trappola del nuovo partito e del nuovo leader accettiamo i crimini dell'attuale classe dirigente, perché in realtà si tratta di sostenere persone che obbediscono agli stessi poteri.
Veltroni dice cose che trovano approvazione e colpiscono l'attenzione, ma non propone nulla di concreto per risolvere i problemi che solleva. Ad esempio, sostiene che uno dei problemi principali sia la crisi ambientale: "La nuova Italia nasce dalla riscrittura di almeno quattro grandi capitoli della nostra vicenda nazionale: ambiente, nuovo patto tra le generazioni, formazione e sicurezza. I mutamenti climatici sono il primo banco di prova di questa vera e propria sfida... l’effetto serra è causato dal modo tradizionale di produrre e consumare energia".
Ma non parla di dover imporre regole certe, o di dover fare pressione su Washington e Pechino per indurre le autorità ad approvare leggi che costringano gli industriali, ovunque operino, ad utilizzare misure di protezione ambientale. Veltroni solleva problemi ma, come tutti i politici del sistema attuale, si guarda bene dallo spiegare con chiarezza quali sono le cause e come occorre affrontarli efficacemente.
Egli parla di energie "pulite", ma non solleva affatto il problema dei rigassificatori e degli inceneritori messi al bando dalla UE (normativa UE 2001/77/CE) e imposti dal governo Prodi. Egli stesso, come sindaco di Roma non ha affrontato diversi problemi ambientali, come quello della discarica di Malagrotta, dunque non è pensabile che abbia davvero a cuore questo problema. E' assai più probabile che egli sollevi i problemi cari ai cittadini, soltanto per suscitare consenso.
Veltroni fa appello alla "tecnologia", come fosse una sorta di bacchetta magica che per incanto risolverà ogni problema: "Quello a cui pensiamo è l'ambientalismo dei sì. Sì a utilizzare le immense possibilità della tecnologia per difendere la natura".(1)
Si guarda bene però dal sollevare il problema della tecnologia utilizzata soltanto per accrescere i profitti, senza rispetto alcuno per la salute e per l'ambiente.
Il discorso di Veltroni al Lingotto di Torino, il 27 giugno del 2007, era finalizzato ad esaltare ad oltranza l'attuale sistema di potere, nascondendo le magagne e facendo credere ai cittadini che accettarlo significa anche migliorare le sorti del paese. Sarebbe come dire che gettarsi del quinto piano può essere un atto che migliora la salute.
Veltroni utilizza artifici retorici per offuscare la realtà, e per apparire come un leader diverso dagli altri. Egli ostenta un improbabile senso di "umanità", assumendo un atteggiamento paternalistico o spiritualistico, ma evitando accuratamente le vere questioni che vessano il paese, come le leggi che intralciano la lotta alla mafia o quelle che legalizzano lo sfruttamento lavorativo.
Veltroni vorrebbe porsi come leader di tutti, dei cittadini comuni e della Confindustria, e ricevendo il plauso da parte di quest'ultima già possiamo capire in che misura difenderà gli interessi dei lavoratori.
Egli parla in generale della "lotta alla precarietà", ma si guarda bene dal promettere in modo chiaro di voler sopprimere tutte le leggi che rendono possibile il precariato. Gli altri leader di sinistra, durante la campagna elettorale del 2006, avevano promesso in modo generico le stesse cose che promette Veltroni, ma una volta al potere hanno fatto tutto il contrario.
Veltroni promette "entro dieci anni, questo divario di opportunità - di vita, di successo e di felicità - si riduca del 30%, facendo ripartire quella mobilità sociale che, forte dai primi anni '60 fino alla metà degli anni '70, ha progressivamente frenato, fino ad arrestarsi del tutto".
Ma non spiega che la crescita economica del paese è stata bloccata dal debito e dalle misure di globalizzazione (privatizzazione, delocalizzazione, ecc.) imposte da Washington, e dunque, come può egli credere di poter migliorare la condizione economico-finanziaria del paese senza affrontare i mali alla radice? In parole povere, dove prenderà i soldi per il rilancio, se le banche continueranno a succhiarci il sangue attraverso il debito-truffa? Veltroni non se la prende mai con i responsabili dei problemi, vorrebbe rendere il mondo migliore lasciando al loro posto chi lo rende peggiore.
E' evidente che egli sta barando, per indurre gli elettori ad avere fiducia in lui. Una fiducia che potrà avere conseguenze tragiche per gli italiani.
Veltroni denuncia la forte pressione fiscale, ma non dice che gran parte del Pil viene saccheggiato dalle banche, e dunque le sue proposte di abbassare la pressione fiscale sono campate in aria e non potranno trovare alcuna attuazione, proprio come è avvenuto con tutti i governi del sistema. Parla di "lotta all'evasione" ma non parla dei paradisi fiscali che la rendono possibile, e non dice che l'intero sistema è fondato sui privilegi fiscali dei più ricchi.
La sua retorica è tanto più suadente quanto più gli italiani si sentono insicuri, temono il futuro e desiderano politici che mostrino di non essere corrotti. La sua retorica mira a catturare le speranze e a rivitalizzare le illusioni.
E' possibile capire già da adesso che egli non manterrà le promesse, e che mira soltanto a portare avanti la sua carriera politica, altrimenti direbbe agli italiani la verità su tutto, senza nascondere la vera origine dei nostri problemi.
Veltroni si permette persino di minimizzare e mistificare il dissenso:

"E' così, con un'alta capacità di risposta, che si combatterà l'antipolitica... Chi invece indica qualunquisticamente la politica come il nemico, chi soffia demagogicamente sul fuoco dell'insoddisfazione, ha il dovere di dire cosa si dovrebbe sostituire alla politica e alle istituzioni.".(2)

Egli utilizza gli stessi inganni verbali del sistema, e dunque, parla di "antipolitica" rendendo implicito che l'attuale sistema sia la sola "politica" possibile. E' un inganno retorico utilizzare il prefisso "anti" per etichettare qualcosa che si vuol far apparire come negativa, da rifiutare. Tutti i giornalisti di regime, come pappagalli, utilizzano il termine "antipolitica" per indicare coloro che rifiutano l'attuale sistema, giudicandolo corrotto. Ma non si tratta affatto di "antipolitica" poiché l'attuale regime non è una vera "politica", ma soltanto un sistema dittatoriale mascherato da "democrazia", in cui i cittadini sono indotti a credere con l'inganno di avere la sovranità.
Veltroni ripropone la separazione sinistra/destra, riconoscendosi nella sinistra, ma senza spiegarci con chiarezza cosa lo renderebbe leader di "sinistra". Mai un cenno alla necessità di arginare il potere della classe ricca, mai un cenno alla necessità di aumentare gli stipendi e le pensioni per adattarle alle devastazioni dell'euro. Quando parla dei lavoratori lo fa con tono quasi metafisico, come farebbe il papa. Nulla di concreto, nulla di vero. Tutto questo fa ben capire perché il sistema lo abbia sponsorizzato così tanto da farne un sicuro futuro capo di governo. Egli sa prendere per i fondelli gli italiani, come Fassino, D'Alema e Prodi non riescono più a fare.
Per ammantarsi di prestigio, Veltroni scomoda persino illustri personaggi storici, come Robert Kennedy, dicendo di trovare la giusta ispirazione nel loro operato. In realtà è assai più probabile che egli si consulti a tempo pieno con i cosiddetti "spin doctors" (dottori del raggiro, manipolatori di opinioni), per trovare il modo più efficace di truffare gli elettori.
Il Partito Democratico, di cui egli è diventato leader, non è altro che un partito-burla, perché non rappresenta nulla di nuovo nel panorama politico italiano. Siamo ormai giunti alla realtà "nominale", ossia, la novità non sta più nella realtà dei fatti, come dovrebbe essere, ma nei nuovi nomi o nei nuovi loghi. In armonia col sistema, Veltroni si limita a proporre novità fittizie, come fossero virtuali, in un panorama desolante in cui almeno due terzi degli italiani comprendono assai bene che in Parlamento non vengono affrontati i loro veri problemi.
Anche dal punto di vista "umano", Veltroni è un truffatore. Si mostra interessato ai diritti umani ma, come gli altri leader di "sinistra" (e di destra) affronta le questioni umane (Rom, immigrati, emarginati, ecc.) vantandosi, com'è di moda, di avere "tolleranza zero", e perseguitando gli individui più deboli senza pietà, come il suo omologo Sergio Cofferati, si vanta di fare a Bologna. E' questa la nuova "sinistra": quella che ritiene pericolosi i lavavetri più che i criminali che torturano e uccidono in Iraq o in Afghanistan. Una sinistra che chiude i centri sociali e che fa deportare i Rom. Una sinistra che vuole rimanere tale anche quando dimostra impietosamente di mettere in pratica principi degni del fascismo, reprimendo i cittadini che rifiutano ciò che degrada l'ambiente o mette in pericolo la loro esistenza. Una sinistra autoritaria che vuole spacciarsi per rispettabile e vuole distinguersi dalla "destra" soltanto per abbindolare gli elettori che ancora credono che in Italia esista una "sinistra".
A Roma, come nel resto dell'Italia, i tagli alla spesa pubblica si traducono nel peggioramento della qualità delle strutture sanitarie, nell'insufficienza degli asili e dei servizi agli anziani e ai disabili.
Veltroni, pur essendo, come sindaco, assai consapevole del peso di tali problemi, non ha mai denunciato questa realtà, che tende a peggiorare con le finanziarie. Egli si è occupato soprattutto di curare la sua immagine mediatica, in modo da apparire come un sindaco autorevole e capace di risolvere problemi.
La questione della "sicurezza" è stata creata ad oc da un regime che non sempre utilizza carabinieri e poliziotti per proteggere realmente la cittadinanza, preferendo creare situazioni di insicurezza e paura. In tal modo potrà creare ghetti e degrado, per poi ergere i propri fantocci a paladini della "sicurezza", suscitando quel bisogno di protezione e di fiducia che altrimenti non ci sarebbe.
Veltroni lancia proclami ambiziosi: "Fare un'Italia nuova. E' questa la ragione, la missione, il senso del Partito democratico. Riunire l'Italia, farla sentire di nuovo una grande nazione, cosciente e orgogliosa di sé".(3)
Ma un'Italia nuova non dovrebbe certo appoggiare un politico che non offre nulla che possa scardinare realmente il vecchio regime.
Le false sinistre hanno trovato nelle primarie un metodo utile per far credere alla gente di contare qualcosa dal punto di vista politico. In realtà è un'illusione, perché i personaggi che vengono candidati sono scelti dall'alto, e nessuna formazione politica dell'attuale sistema rischierebbe di candidare persone che realmente possano avversare gli interessi del gruppo di potere. Dunque, la scelta non è una vera scelta, ma un'illusione di scelta.
Qualcuno crede che sostenendo il nuovo Partito Democratico si possano contrastare le politiche della destra di Berlusconi, ignorando che le due fazioni politiche sono assai più vicine fra loro di quanto mostrino, e che sono strettamente alleate nel contrastare gli interessi e la sovranità popolare.
Le primarie hanno dato la possibilità di propagandare il sostegno da parte di oltre 3 milioni e mezzo di italiani. Ma anche questa è una truffa. Molti testimoni hanno detto che le irregolarità nei seggi delle primarie non si contavano: gente che votava tre o quattro volte e extracomunitari che si affollavano ai seggi facendo il giro dei gazebo anche sei o sette volte. E' assai probabile che gli extracomunitari non abbiano pagato un euro, ma, al contrario, abbiano ricevuto qualche euro, altrimenti non si spiegherebbe tale assalto ai seggi.
Ad Agrigento, il consigliere comunale Giuseppe Arnone ha chiamato i Carabinieri per denunciare i brogli che si stavano verificando al seggio. Arnone ha raccontato che molti extracomunitari venivano accompagnati direttamente da alcuni candidati inseriti nelle liste, che suggerivano loro cosa votare.
Nel pomeriggio inoltrato avevano votato un milione e mezzo di persone, e ci vorrebbero far credere che in pochissime ore avrebbero votato altri 2 milioni di persone, portando la cifra totale dei votanti a oltre 3 milioni e mezzo.
Chi c'era a controllare la regolarità delle operazioni elettorali? Nessuno. Chi può controllare che non abbiano gonfiato la cifra dei votanti? Nessuno. C'è da credere a personaggi che mentono ogni giorno in Parlamento e al governo? Non sarebbe un grande segno di saggezza.
Già alle primarie del 16 ottobre del 2005, che hanno visto il trionfo di Prodi, venne strombazzato che gli elettori erano stati 4,3 milioni. Un anno e mezzo dopo diverse fonti dissero che probabilmente i votanti non erano stati più di 2 milioni. Ad esempio, il "Velino" ha svelato che l'elenco degli elettori in mano all'Ulivo registrava 2 milioni di votanti. Nessuna smentita, nemmeno da parte del fiduciario di Prodi, Mario Barbi, che si è limitato a dire che "verificherà".
All'epoca, i ragazzi di Azione giovani di Reggio Calabria denunciarono che nei seggi era possibile votare molte volte. Il presidente provinciale di Ag, Daniele Romano raccontò: "Alcuni di noi hanno votato più volte, addirittura senza documenti, altri senza averne diritto perché residenti fuori Reggio, altri ancora senza firmare la famosa liberatoria di cui si parlava".(4)
Il punto è: perché tutte queste truffe? Evidentemente, il sistema sa di fare acqua da tutte le parti e di dover imbrogliare per suscitare consensi.
Gonfiare le cifre dei votanti equivale ad una forma di propaganda, che mira a far credere agli italiani che c'è ancora molta gente che ha fiducia nel sistema, mentre in realtà ce n'è sempre meno. Chi ormai è avvezzo a capire la potenzialità truffaldina di questi personaggi difficilmente può credere alla loro propaganda, anche se fatta con nuove forme.
Le parole preferite da Veltroni sono "governo stabile", "governi democratici" o "grandi democrazie d'Europa". Ricorda i presidenti americani, che nei loro discorsi citano centinaia di volte la parola "democrazia", ma impediscono con la forza delle armi l'autodeterminazione dei popoli. Se davvero Veltroni credesse nella democrazia si ergerebbe a difendere le lotte dei vicentini contro le basi americane o le lotte dei No-tav, poiché si tratterebbe in tal caso di proteggere il democratico diritto dei cittadini a scegliere ciò che riguarda il proprio territorio. E invece, Veltroni difende il governo, dichiarando un "pieno, coerente e deciso sostegno all'azione del Governo Prodi".
E' evidente che egli parla non di una vera democrazia, ma della democrazia-truffa che attualmente c'è in Italia. Non abbiamo bisogno della democrazia di cui egli parla, ma di una vera democrazia, che ci sarà quando lui e tutti quelli come lui saranno costretti a fare un altro mestiere.
Il 20 ottobre, un milione di persone partecipano al corteo contro il precariato, e a chi gli chiede cosa ne pensa, Veltroni risponde: "è un importante fatto democratico". Ci mancherebbe che dovessero proibire anche i cortei di protesta. Furbescamente, egli non perde occasione per utilizzare il termine "democratico" e per evitare di esprimere chiaramente cosa ne pensa delle leggi infami sul lavoro.
Intanto, mentre Veltroni esibisce le sue performance, l'Italia va sempre più alla deriva, ormai dominata da reti mafiose/massoniche che il governo protegge anche bloccando il lavoro dei magistrati.
Veltroni non ha mai denunciato la grave corruzione che attanaglia le nostre istituzioni, chiaro segno che egli stesso ne è parte.
Agli italiani che dicono: "provo a crederci e poi valuterò i risultati", possiamo rispondere: già da adesso, dai suoi stessi discorsi, è possibile capire chi realmente è Veltroni e cosa farà una volta al potere. Se accetteremo di dare ancora fiducia ai nuovi fantocci del sistema, arriveranno altre beffe e altre truffe, con amare conseguenze.
Chiediamoci con sincerità: possiamo permetterci di farci ancora abbindolare dalle truffe degli attuali politici?
Non sarebbe ora di dire basta?



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NOTE

1) Maurizio Pallante, "Le balle di Veltroni", http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=14009
2) Discorso di Walter Veltroni a Torino, 27 giugno 2007.
3) Discorso di Walter Veltroni a Torino, 27 giugno 2007.
4) "Il Secolo d'Italia", 18 ottobre 2005, http://www.nuvolarossa.org/

sabato

L'OSSESSIONE GENETICA Lo sterminio dei popoli non bianchi

Di Antonella Randazzo


I nazisti lo chiamarono progetto "Lebensborn" (sorgente di vita). Il programma aveva come principale obiettivo quello di incrementare il numero degli "ariani puri" destinati a dominare il mondo. Per realizzare il progetto di eugenetica, si dovevano promuovere i matrimoni o gli accoppiamenti tra SS e donne di sangue ariano. Vennero istituite cliniche Lebensborn in tutto il territorio tedesco e anche in Norvegia, in cui le donne alte, bionde e con gli occhi azzurri richiamavano l'ideale ariano. I centri del "Lebensborn Eingetragener Verein" (Società Registrata Fonte di Vita) erano la sede in cui si facevano incontrare SS e donne considerate di razza ariana. Dopo la nascita i bambini venivano cresciuti in appositi istituti e educati ai principi del nazismo dall'organizzazione delle SS.
Non conosciamo le stime esatte del fenomeno perché molti documenti relativi furono distrutti, e gli istituti per Lebensborn, dopo la guerra, furono considerati erroneamente dei semplici asili.
Approssimativamente si ritiene che in Germania si ebbero almeno 14.000 nascite nelle cliniche Lebensborn, mentre in Norvegia, in cinque anni di occupazione tedesca, i bambini nati tra SS e donne norvegesi furono circa 12.000. Alcuni di essi furono adottati da coppie tedesche mentre altri crebbero negli istituti Lebensborn.
Dopo la guerra, i Lebensborn rimasti in Norvegia vennero discriminati in modo feroce. Destinati da Hitler al dominio del mondo, divennero, con la sconfitta della Germania, un capro espiatorio a cui far pagare i crimini e le angherie dei tedeschi. Il popolo norvegese vide nei Lebensborn soltanto caratteristiche ereditarie e li indicò come i figli delle SS, quindi potenzialmente pericolosi e disumani. Alcuni raccontarono storie di trattamenti crudeli subiti senza capire le motivazioni di tanto odio. La Norvegia insabbiò il problema per tanti anni, costringendo i Lebensborn a sopportare una serie di ingiustizie e di maltrattamenti. Alcuni di essi furono rinchiusi in orfanotrofi e in istituti psichiatrici, altri, pur essendo stati affidati alle madri o a parenti, furono ugualmente costretti ad essere discriminati in vario modo. A scuola o sul posto di lavoro, subirono violenze fisiche e psicologiche. Uno di essi, ad esempio, raccontò:
"A scuola il dentista mi trapanava i denti senza anestesia e mi diceva `questo va bene per te perché sei un bambino nato da un soldato tedesco'".(1)
I Lebensborn norvegesi chiesero al governo un risarcimento in denaro, e il ministro Kjell Magne Bondevik offrì due-tremila euro, davvero poco, anche se occorre osservare che non c'è cifra che possa "riparare" una vita distrutta dalla discriminazione.
Il nazismo non fu l'unico sistema a praticare l'eugenetica. Oltre alle pratiche di eugenetica "positiva", ovvero progetti atti a preservare la purezza della razza mediante la procreazione fra soggetti ariani, si diffusero progetti di eugenetica "negativa", ossia di sterminio o sterilizzazione dei soggetti considerati inferiori. Molto prima che il nazismo fosse creato, nel 1894, furono praticate le prime castrazioni eugenetiche alla Elwyn State School of Pennsylvania; si trattò di centinaia di soggetti presi dalle carceri o da istituti psichiatrici. Col passar del tempo la categoria dei soggetti considerati geneticamente inferiori si allargava, fino a comprendere categorie più disparate: poveri, mendicanti, disabili, immigrati dell'area del sud Europa, emarginati, disoccupati, alcolizzati, prostitute, neri, e tutti coloro che per qualche motivo venivano giudicati inadatti ad avere prole. La pratica della sterilizzazione degli individui considerati inferiori si diffuse in 27 Stati federali americani, e dal 1935 fino al 1941, almeno 36.000 persone furono sterilizzate o castrate.
Alcune vite apparivano senza valore, perché lontane dall'ideale di perfezione e di bellezza riconosciuto soltanto alla razza "eletta" dei bianchi sani e ricchi. Molti scienziati, fra questi anche alcuni premi Nobel, sostennero la necessità di eliminare le malattie e le devianze uccidendo o sterilizzando interi gruppi umani.
L'eugenetica ebbe vasta diffusione sia in Europa che negli Stati Uniti, e molti Stati avviarono programmi di eugenetica negativa.
In Svizzera e nei paesi scandinavi furono approvate leggi per la sterilizzazione di persone ritenute inferiori. Nel 1926 la Svizzera approvò il "Kinder der Landstrasse", un progetto per eliminare i nomadi dalla Svizzera. Il progetto prevedeva la segregazione e la sterilizzazione per tutte le minoranze nomadi, e andò avanti fino al 1972.
Nel 1928 il Cantone svizzero di Vaud approvò la legge per la sterilizzazione eugenetica dei soggetti appartenenti a categorie definite inferiori. L'anno successivo la Danimarca fece altrettanto. Anche in Finlandia, in Norvegia e in Svezia furono approvate, tra il 1929 e il 1935, leggi per la sterilizzazione. Queste pratiche andranno avanti fino agli anni '70, nonostante già negli anni '20 e '30 un gruppo di scienziati avesse smentito la credenza che la devianza sociale fosse ereditaria.
La socialdemocrazia svedese praticò ampiamente misure eugenetiche, che furono dirette soprattutto contro le classi povere e le persone con caratteristiche non ariane (zingari e immigrati).
Dal 1934 fino al 1975, la Svezia praticò misure eugenetiche, in seguito alle leggi approvate dai socialdemocratici, che governarono il paese dal 1932 al 1976. Furono sterilizzate 62.888 persone, per il 93% donne appartenenti alle classi inferiori o non svedesi.
L'obiettivo era, come scriveva lo scienziato Alexis Carrel, quello "di conservare le qualità ereditarie della razza" (2) .
La sterilizzazione di alcune categorie di persone presupponeva l'infallibilità dei metodi scientifici, che facevano derivare tutte le caratteristiche più importanti dell'individuo dalla trasmissione genetica.
L'eugenetica veniva considerata come una tecnica per migliorare la "razza" e la qualità della popolazione, eliminando patologie ereditarie. Era implicita l'idea di un soggetto geneticamente di "qualità", da preservare attraverso la distruzione di tutto ciò che avrebbe potuto inficiarlo. C'era un'immagine rigida, materiale e stereotipata della "normalità", e chi fuoriusciva da tale immagine veniva ineluttabilmente marchiato. Donne con bassa autostima, che avevano subito violenze dal padre, oppure giovani cresciuti in istituti, che non mostravano un'eccellente intelligenza, venivano resi sterili, poiché considerati "non educabili" o "senza alcuna speranza".(3) C'era la spiccata propensione a vedere gli esseri umani come dovuti esclusivamente a fattori genetici.
Persone poco scolarizzate, malnutrite e con una salute precaria dovuta alla povertà, venivano diagnosticate come "imbecilli", o da sterilizzare perché affette da "depressione mentale". La povertà non era considerata come una causa da cui potevano derivare problemi risolvibili, ma come un'implicita colpa, che gravava sul soggetto e lo rendeva "sterilizzabile". I poveri e i non svedesi, come "figli di un dio minore" dovevano subire le conseguenze nefaste della loro condizione di svantaggiati, anche dovendo rinunciare alla procreazione.
La medicina, anziché essere a servizio del benessere fisico di tutti gli individui, diventava un tribunale, che perentoriamente stabiliva chi doveva nascere e chi no. Si escludeva l'idea che fosse opportuno offrire cure psicologiche, assistenza sociale o aiuti economici, decretando l'inaccettabilità e l'irreversibilità della "patologia" riscontrata.
Le pratiche razziste non sono mai scomparse, e oggi sono più forti che mai. L'idea di dover penalizzare o uccidere alcune categorie di persone è propria del sistema creato dalle autorità occidentali, che hanno istituito l'intera struttura economica sull'idea di disuguaglianza e sulla discriminazione. L'economista Thomas Malthus, considerato dalle autorità occidentali degno di attenzione, o addirittura celebrato come genio, elaborò una teoria economica che giustificava il genocidio dei poveri. Ad esempio, in un suo libro titolato "Saggio sul principio della popolazione"(1798) scrisse:

"Per giustizia e onore siamo tenuti a disconoscere formalmente il diritto dei poveri al sostentamento... Tutti i bambini al di là di ciò che sarebbe richiesto per mantenere la popolazione a questo (desiderato) livello, devono necessariamente perire, a meno che per loro non si apra uno spazio in seguito alla morte degli adulti".

L'oligarchia statunitense ha da sempre sostenuto la teoria della superiorità dei Wasp (White Anglo-Saxon Protestant, bianchi, anglosassoni e protestanti). Secondo questa teoria i Wasp sono l'unico gruppo "genetico" che può e deve dominare su tutto il mondo. Infatti, quasi tutti i presidenti americani sono Wasp; tutti sono bianchi e appartenenti alla classe ricca. E' chiaro che si tratta della stessa teoria di dominio e di sterminio propagandata dal nazismo, e ci sono molte prove che tale teoria viene messa in pratica anche oggi, nonostante la propaganda cerchi di convincerci che cose del genere appartengano al passato.
Con altre parole e altre teorie, anche oggi le autorità occidentali sostengono la necessità di far morire determinati gruppi umani. Ad esempio, nel 1969, George Bush senior (all'epoca membro della Camera), sotto il governo Nixon, incaricò alcuni "studiosi" di provare che occorreva limitare il numero delle nascite di bambini di colore. Furono spese cifre molto elevate per il controllo della crescita demografica, mentre gli aiuti sociali ai gruppi più deboli, neri e ispanici, diminuirono drasticamente. Il vice di Nixon, Henry Kissinger, organizzò un piano di sterminio di tutte le popolazioni non bianche. Le spese sanitarie vennero drasticamente tagliate, pur sapendo che in questo modo si provocava la morte di migliaia di persone (soprattutto neri e latini), mentre le spese per il controllo delle nascite crebbero a dismisura. Kissinger incaricò Thomas Ferguson ad attuare un piano per convincere le popolazioni dell'America Latina a diminuire le nascite o a sterilizzarsi. Uno dei rapporti di Ferguson diceva:

"Un unico problema pervade la nostra opera: noi dobbiamo ridurre i livelli di popolazione... La popolazione è un problema politico. Una volta che la popolazione non è più sotto controllo ci vuole un governo autoritario, addirittura il fascismo per ridurla... Noi pensiamo... ai nostri bisogni strategici, e diciamo che questo paese deve ridurre la propria popolazione o altrimenti ci troveremo nei guai. Perciò si dovranno adottare delle misure... Per ridurre la popolazione velocemente bisogna trascinare nella lotta tutti i maschi e uccidere un numero significativo di femmine in età fertile... (in El Salvador) State uccidendo pochi maschi e non abbastanza femmine fertili per realizzare quel lavoretto sulla popolazione... Per realizzare qualcosa a questi ritmi, la guerra dovrebbe andare avanti 30 o 40 anni. Purtroppo però, non ci sono molti esempi di questo tipo da cui prendere spunto".(4)

Anche le successive amministrazioni spesero cifre alte per limitare le nascite dei non bianchi. Dal 1988, almeno 80 milioni di dollari furono spesi per un progetto dell'Associazione per la Contraccezione Chirurgica, che mirava a sterilizzare milioni di persone, in Asia, in Africa e in America Latina.
L'ossessione genetica, il feroce razzismo e la volontà di sterminio dei non bianchi sono proprie dell'attuale oligarchia dominante, allo stesso modo in cui erano presenti all'epoca del nazifascismo. Per le autorità Usa sterminare i non Wasp fa parte della "missione di salvare il mondo", poiché credono che le razze non bianche siano "pericolose". Si tratta, com'è evidente, della stessa farneticazione razzista del nazifascismo. Il gruppo che oggi domina il mondo utilizza diversi metodi per sterminare i gruppi considerati "nocivi". Tali metodi possono essere spacciati per "controllo delle nascite", oppure possono essere tecniche di sterilizzazione, privazione del cibo e dei farmaci nelle aree in cui la popolazione non è bianca, oppure l'uso di tecniche mediche distruttive o la manipolazione degli alimenti.
Un esempio evidente del più bieco razzismo delle autorità statunitensi si ebbe nell'agosto del 2005, in seguito all'uragano Katrina. Come spiega il settimanale "Time magazine" pubblicato nell'agosto scorso, il disastro che si ebbe a New Orleans fu in gran parte responsabilità di strutture inefficienti e di razzismo verso i non bianchi e i poveri. Infatti, il sindaco di New Orleans, in previsione dell'arrivo dell'uragano, avvisò in tempo i bianchi e la classe dirigente, permettendo loro di scappare. Per i poveri e i non bianchi vi fu un comportamento diverso: essi furono rassicurati e invitati ad andare in uno stadio messo a disposizione dalle autorità. Venne loro detto di non portare nulla con sé: né cibo, né sedie, né valige, né altro. Al sopraggiungere dell'uragano la diga cominciò a cedere e l'acqua stravolse tutto e tutti, seppellendo persone e case. I sistemi elettrici presero fuoco e molti quartieri poveri furono distrutti. I soccorsi non arrivarono e le persone rimasero senza cibo né acqua, abbandonati al loro destino. Soltanto nell'area di New Orleans morirono almeno 118 persone (negli Stati del sud i morti sarebbero stati complessivamente 1600). Dopo l'uragano, l'85% della città rimase sott'acqua, e le persone che si trovavano all'interno dello stadio si riversarono nei negozi dei ricchi con la speranza di trovare da mangiare o da bere. A questo punto giunse l'esercito, che iniziò a picchiare e a sparare contro chiunque.
Dopo due anni, i quartieri poveri sono ancora distrutti, e nonostante siano state accertate responsabilità da parte degli ingegneri del Genio Civile, è stato negato ogni risarcimento ai cittadini. Il piano di ricostruzione approvato dall'amministrazione Bush prevedeva la netta separazione fra una parte della città costruita per i bianchi e i ricchi e un'altra parte per i poveri e i neri. Ovviamente, ad oggi soltanto la parte per i bianchi e ricchi è stata ricostruita, mentre i poveri non hanno abitazioni e nemmeno ospedali. I neri sopravvissuti di New Orleans sono oggi attanagliati dalla miseria, e si arrabattano a condurre una vita di stenti, proprio come molti africani.

Oggi, in tutto il mondo, le persone di pelle non bianca si trovano, in gran parte, a vivere in condizioni peggiori rispetto alla popolazione di pelle bianca. Per sterminare intere popolazioni non occorre più costruire lager, organizzare potenti eserciti, o pianificare genocidi con gas, basta presentarsi vestiti elegantemente, in qualità di funzionari del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) o della Banca Mondiale (Bm) e parlare di "ristrutturazione economica", facendo credere che si tratti di una cosa seria e vantaggiosa per tutti. In realtà si tratta di strumenti neocoloniali che permettono il controllo assoluto delle attività economiche e finanziarie, in modo tale che un gruppo di persone, appartenenti all'oligarchia dominante acquisisca un potere praticamente totalitario, per decidere chi deve vivere e chi deve morire. L'attuale gruppo dominante ha da tempo decretato la morte delle popolazioni non bianche. Oggi, grazie al Fmi e alla Bm ha acquisito il potere necessario per attuare il delirante progetto.
Sembra un quadro catastrofistico tratto da un film, ma purtroppo è possibile dare ampia prova di questa follia criminale.
I numerosi documentari sui morti nei lager nazisti hanno il compito principale di indurci a credere che le persecuzioni razziali e i piani di sterminio di interi gruppi etnici appartengano al passato. In realtà le atrocità di stampo nazista non sono mai cessate e sono oggi dirette alle popolazioni non bianche. Dunque il progetto di sterminio va avanti nelle zone del Terzo Mondo, sottratto alla nostra attenzione e alla nostra comprensione.
I paesi del Terzo Mondo, abitati in gran parte da non bianchi, sono trattati dalle banche e dalle corporation come fossero periferie abitate da persone inferiori. Alcuni paesi africani, negli ultimi anni hanno dovuto rifiutare gli "aiuti" ricevuti dalle corporation. In Kenya, lo scorso anno, il governo respinse 42 tonnellate di cibo in polvere per cani donato "generosamente" dall'azienda neozelandese Might Mix (5) per nutrire i bambini. Anche lo Zimbabwe fu costretto a rifiutare 10.000 tonnellate di grano geneticamente modificato donato da corporation statunitensi. Esistono ormai diversi studi che provano il rischio di malattie tumorali o malattie di vario genere causate dagli Ogm. Arpad Pusztai, lo scienziato più esperto di Ogm, nel 1998 rilasciò un'intervista in un documentario trasmesso dalla World in Action, in cui sostenne che gli Ogm avevano provocato nei ratti rachitismo, problemi al fegato, al cuore e ad altri organi. Chi propone i prodotti Ogm per le persone del Terzo Mondo deve considerare che se offrire prodotti nocivi alla salute dei bambini europei è un crimine, allo stesso modo lo è offrirli ai bambini del Terzo Mondo, poiché tutti i bambini dovrebbero avere gli stessi diritti.
La soluzione è che le corporation restituiscano le terre usurpate, che permettevano agli indigeni di sfamarsi. Oggi il 90% del commercio di prodotti alimentari è nelle mani di pochissime corporation transnazionali come la Monsanto, la Cargill e la Archer Daniel Midlands, che avendo anche il controllo della ricerca scientifica, impediscono che vengano fatti studi approfonditi sugli Ogm o che vengano divulgati risultati come quelli avuti da Pusztai. Queste corporation utilizzano i terreni di molti paesi del Terzo Mondo per coltivare prodotti di qualità da esportare nel Primo Mondo, mentre alla popolazione locale riservano i prodotti più scarsi o che potrebbero essere nocivi alla salute.
Nel sud-est asiatico, dopo lo tsunami, la "Pharmaciens sans frontieres" dovette fare un appello affinché le corporation non inviassero farmaci scaduti. La Ong inglese "Oxfam" disse alle aziende di non inviare prodotti per liberare i loro depositi, perché poi avrebbero dovuto spendere milioni di sterline per svuotare le loro sedi.
Le banche offrono prestiti al Terzo Mondo con tassi di interesse maggiorati almeno del 9% rispetto alle aree ricche, giustificandosi dicendo che devono "gravare il prestito" perché si tratta di aree povere. Così gli interessi possono raggiungere anche il 14/18%, costringendo persone povere (in gran parte neri e latini) a pagare più del triplo degli interessi rispetto alle persone non povere.
Negli Stati Uniti la popolazione è suddivisa per razza, ed esistono leggi che discriminano in ordine al colore della pelle e al livello economico. Il 13 aprile del 2006, nello Stato del Nebraska è stata approvata una legge che suddivide in tre distretti scolastici le scuole di Omaha. Un distretto si occuperà delle scuole per bianchi, che sono quelle di maggiore qualità, con più mezzi finanziari e con insegnanti più qualificati, un altro distretto si occuperà delle scuole per neri, e il terzo distretto delle scuole per latinos. In tal modo le razze non bianche saranno ulteriormente ghettizzate, e nella maggior parte dei casi costrette a vivere all'interno di quartieri fatiscenti e abbandonati al degrado.
Marco d'Eramo fa notare che negli Usa il concetto di razza viene utilizzato dal Bureau of the Census, l'Istat americano, e da ciò consegue una grande confusione:

"Ognuno dichiara perciò la razza a cui pensa di appartenere. Sono definite cinque razze: 1) Nativi americani ("American Indian or Alaska Native"); 2) Asiatici; 3) Neri ("Black or African American"); 4) Nativi del Pacifico ("Native Hawaiian or Other Pacific Islander"), e 5) Bianchi. Già questa suddivisione grida vendetta al cielo: la categoria "Asiatici" mischia in una sola razza popolazioni indoeuropee (indiani), dravidiche (tamil), mongole (cinesi), malesi, tartare, tutte razze completamente diverse tra loro. Ma l'incredibile è che per oltre un secolo, e fino al censimento del 2000, ognuno doveva scegliere a quale razza appartenere. Se sua mamma era cinese e suo papà bianco, lui/lei poteva "iscriversi" a una sola di queste due razze. Quando nel 1997 l'Office of Management and Budget (Omb) decise di porre fine a questa coercizione tassonomica che stava diventando uno scandalo, le resistenze furono immense. Lo stesso gruppo parlamentare nero (il Congressional Black Caucus), la forza più progressista che esista nella politica statunitense, si appose a che un cittadino potesse "iscriversi" a due razze, "per non indebolire l'identità nera". A causa di queste resistenze fu bocciata la proposta d'inserire una voce "Mixed Race" come alternativa alle cinque razze... fu inserita una sesta voce, "Other Race", e inoltre si diede il permesso allo stesso rispondente di dichiarare più razze contemporaneamente, così che - afferma il Bureau of the Census - "per il censimento 2000 vi sono 63 possibili combinazioni delle sei categorie razziali di base, incluse le sei categorie per chi dichiara di appartenere a una sola razza, e 57 categorie per chi riporta due o più razze". (...) Quando una persona dichiara al Census di appartenere a due razze di cui una è bianca, allora a tutti gli scopi legali viene assegnato all'altra razza, quella della minoranza (una misura chiaramente intesa ad aumentare le affirmative actions). E' con questo tipo di logica che il concetto stesso di razza precipita in attorcigliamenti mentali degni di un contorsionista: è ovvio che la soluzione più facile sarebbe abolire dal Census le categorie di razza".(6)

L'abolizione della categoria di "razza" non avviene per l'ossessione genetica che attanaglia l'attuale gruppo al potere, che oltre ad essere gravemente squilibrato nella smania di rafforzare ed estendere il proprio potere è anche criminale nel trattamento che riserva alle persone non bianche. Un trattamento non diverso da quello elaborato dai peggiori nazisti.



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NOTE

1) "Effetto Reale", "Gli infami di Oslo", La7, 21 marzo 2005, reportage di Frediano Finucci sui Lebensborn.
2) Carrel Alexis, "Riflessioni sulla condotta della vita", Editore Cantagalli, 2003.
3) A questo proposito si veda Dotti Luca, "L'utopia eugenetica del Welfare State svedese (1934-1975)", Rubbettino, Soveria Mannelli 2004.
4) Executive Intelligence Review, Special Report, pp. 28-30. Cit. Icke David, "La verità vi renderà liberi", Macro Edizioni, pp. 208-209.
5) "La Repubblica", 1 febbraio 2006.
6) D'Eramo Marco, "A rota di razza", da "Il Manifesto", 5 giugno 2001.

lunedì

QUELLO CHE I TELEGIORNALI NON DICONO SULLA BIRMANIA

Di Antonella Randazzo

Sempre più persone si accorgono che le notizie date dai telegiornali non spiegano le cause dei fatti raccontati, e non indicano i veri responsabili. Nel caso del Myanmar (Birmania), raccontano di una dittatura "comunista" talmente feroce da uccidere persino monaci buddisti che protestano pacificamente contro la situazione di miseria e di vessazione in cui il popolo si trova da molto tempo. Quello che non dicono è che la dittatura è soltanto un fantoccio, dietro il quale si nasconde chi davvero detiene il potere.
Perché non ci dicono chi arma il regime birmano? Perché non ci spiegano come mai le autorità statunitensi, che avevano tanto a cuore l'abbattimento della dittatura di Saddam, adesso tacciono? Chi ha davvero ridotto il popolo birmano alla miseria e alla disperazione?
Volontariamente, i TG non fanno alcun collegamento fra le autorità angloamericane e le autorità birmane, attuando una colossale disinformazione su quello che davvero è la situazione del Myanmar.
Eppure è facile trovare l'informazione (sul web e su molti libri) che sono proprio gli angloamericani a fornire le armi per uccidere monaci, donne, bambini e comuni cittadini.
Da tempo sono gli Stati Uniti a controllare la produzione e il traffico di droga nel cosiddetto "Triangolo d'Oro" (Birmania, Laos e Thailandia). Per poter continuare il controllo, le autorità statunitensi attuano crimini di ogni genere contro coloro che cercano di contrastarlo. Ad esempio, nel 1992, il capo della tribù Wa dello Stato Shan (Myanmar), U Saw Lu, decise di eliminare la coltivazione dell'oppio. Egli fu immediatamente arrestato e torturato dalla polizia di regime, e salvò la vita soltanto grazie alla minaccia di sollevazione della tribù Wa. Divenuto libero, U Saw Lu preparò un progetto che presentò ad un agente della Dea (Drug Enforcement Administration, un'agenzia statunitense che dovrebbe occuparsi di contrastare la produzione e il traffico di droga) Richard Horn. A questo punto, la Cia decise di attuare feroci persecuzioni anche contro Horn. Alla fine, l'agente denunciò la Cia, insieme ad altri agenti della Dea. I documenti giudiziari furono segretati, e il regime birmano intervenne con la forza, armato dagli Usa, per impedire ogni tentativo di porre fine al traffico di oppio.
La Birmania (o Myanmar), dal 1948, è sotto il potere militare. Le libertà fondamentali sono impedite, e contro la popolazione viene commesso ogni tipo di crimine. Il governo militare è sostenuto e finanziato dai paesi occidentali, soprattutto dagli Usa e dalla Gran Bretagna. Come in altri paesi ex coloniali, anche in Birmania un potere coloniale è stato sostituito con un potere occulto ancora più crudele e tirannico.
Il popolo birmano è da sempre disposto a lottare per la libertà. Già nel 1930, i contadini birmani, oberati dalla forte tassazione coloniale, capeggiati dal giovane Aung San, si sollevarono contro gli inglesi. La sollevazione fu brutalmente repressa nel sangue, ma Aung San continuò la lotta nel Partito Comunista Birmano fino al 1945, anno in cui il paese diventò indipendente. Verrà ucciso due anni dopo. Egli aveva posto le basi di un sistema realmente democratico, che nasceva da una elaborazione fra idee buddiste e socialiste. Aung San sognava di realizzare una "società equa, spirituale e pacifica", in cui tutti i gruppi etnici avrebbero avuto libertà e indipendenza. Erano speranze antitetiche rispetto alla feroce dittatura militare di Ne Win, che sarà insediata dopo la sua morte.
Nel marzo del 1962 gli studenti birmani si sollevarono ancora una volta, per riportare il paese alla democrazia, ma l'esercito attuò l'ennesima feroce repressione.
Dopo anni di dittatura, l'8 agosto del 1988, tutto il popolo birmano, determinato al cambiamento, scese in piazza gridando "Do-a-ye! Do-a-ye!" (il nostro paese ci appartiene). Donne, bambini, studenti, contadini e monaci manifestarono in molte parti della Birmania, chiedendo il rispetto dei diritti umani e la libertà. Una città dopo l'altra riusciva a liberarsi dalla dittatura e ad istituire sindacati, riportando la libertà di parola e di stampa. La gente comune credette di essersi ripresa la libertà. Un giovane di diciotto anni raccontò:

"Credevamo di aver vinto. Il 23 agosto era accaduta una cosa straordinaria; i soldati avevano sbarrato il nostro percorso e un ufficiale ci avvertì che se avessimo superato le barricate ci avrebbero sparato. Ci lanciò una sfida. Ci disse: 'Se sette uomini coraggiosi avanzeranno verso di noi, sceglieremo sette soldati per sparargli. Se credete che ciò che state facendo sia giusto fatelo'. Sette persone del nostro gruppo, incluse tre giovani donne, avanzarono. Quando superammo la prima barricata i soldati caricarono il colpo in canna. Alla seconda barricata presero la mira. Alla terza, quando eravamo molto vicini, l'ufficiale ordinò ai soldati di abbassare il fucile. Quindi mi mise il braccio intorno al collo e mi disse che quello che avevamo fatto era giusto e che era fiero di noi. Disse che capiva quanto stava accadendo nel paese ma che doveva obbedire agli ordini. Mi disse: 'Ora ne subirò le conseguenze'. Quindi ritirò le truppe". (1)

Iniziò una durissima repressione: l'esercito sparava su chiunque e infilzava con la baionetta quelli che cadevano. Molte persone furono bruciate, e altre seppellite vive insieme ai morti. I sopravvissuti furono arrestati e torturati. Il popolo birmano era disarmato, ad eccezione di qualche mazza o bottiglia molotov, mentre l'esercito era ben armato dalle potenze occidentali. I massacri avvenuti in Birmania, che videro la morte di almeno 10.000 persone, non ebbero alcuna risonanza nei media occidentali. Le false dichiarazioni del regime venivano prese come vere: il 18 settembre del 1988 il regime dichiarò di aver ripreso il potere contro un tentativo di colpo di stato. Il nuovo capo di governo, Saw Maung, era un personaggio fedelissimo a Ne Win, che a sua volta obbediva agli Usa. Con questo regime sanguinario gli americani, gli inglesi, i francesi, i giapponesi e altri, iniziarono a concludere grossi affari. L'americana Unocal, insieme alla Total, costruì un gasdotto per portare gas naturale birmano dalle Andamane alla Thailandia. Per realizzare questo progetto occorreva anche costruire una ferrovia per i controlli via terra. La ferrovia fu costruita utilizzando manodopera schiavizzata. La dittatura birmana costringeva chiunque, anche bambini e donne incinte (costrette a partorire sul posto di lavoro), a lavorare in condizioni terribili, fino allo sfinimento e alla morte.
Un rapporto del 1995 di Amnesty International sulla Birmania diceva:

"Le condizioni dei campi di lavoro sono così dure da aver prodotto la morte di centinaia di prigionieri. Nel più grande centro di detenzione vengono tenuti almeno 800 prigionieri politici. Il personale dell'Intelligence Militare li interroga regolarmente fino a che non perdono coscienza. Anche il possesso di quasi ogni cosa sia leggibile, è passibile di punizione. I prigionieri politici possono essere facilmente rinchiusi nelle "gabbie dei cani della polizia", che ospitano abitualmente i cani poliziotto. I vecchi, i malati e persino i disabili vengono incatenati alle caviglie e costretti a lavorare. La Birmania è una prigione a cielo aperto".(2)

In quello stesso anno, il Dipartimento del Commercio e la Camera di Commercio di Londra erano talmente entusiasti dei profitti che le imprese ottenevano in Birmania, che organizzarono un seminario dal titolo: "Un'introduzione alla Birmania - l'ultimo Cucciolo di Tigre".
La figlia di Aung San, Aung San Suu Kyi, tornata da Londra dopo i terribili fatti del 1988, fu condannata agli arresti domiciliari. Il 27 maggio del 1990, ben l'82% degli elettori votò per la Lega Nazionale per la Democrazia, il partito sostenuto da San Suu Kyi, ma i generali ripresero il potere e arrestarono i candidati eletti. Successivamente, il governo legittimo verrà mandato in esilio.
I media si occuparono della Birmania quando Aung San Suu Kyi, nel 1991, ricevette il Premio Nobel per la pace. Tuttavia, si parlò della dittatura oppressiva del suo paese senza fare alcun cenno sulla responsabilità dei paesi occidentali. Questi ultimi, continuarono ad investire in Birmania, nonostante Aung San Suu Kyi, nelle molte interviste rilasciate dopo il Nobel, avesse chiaramente detto che investire in Birmania significava rafforzare e legittimare un sistema criminale e sanguinario.
Gli studenti birmani non hanno mai perso la speranza di liberare il loro paese, anche se la situazione birmana peggiora sempre più.
Oggi la Birmania è uno dei paesi più poveri del mondo, il 40% della popolazione è costretto a vivere con dieci dollari all'anno, mentre i generali svendono le enormi risorse naturali del paese. Ufficialmente la prostituzione e il gioco d'azzardo sono fuori legge, ma di fatto vengono ampiamente praticati e coperti dalla corruzione e dalla massiccia militarizzazione del paese.
Nonostante venga potenziato il turismo, la maggior parte della popolazione non ne può trarre alcun vantaggio. Aung San Suu Kyi invita al boicottaggio turistico, in quanto i vantaggi del turismo vanno soltanto al governo corrotto e alle imprese occidentali che lo sorreggono e lo armano. Il turismo viene proposto agli occidentali attraverso viaggi organizzati, che hanno l'obiettivo di mostrare soltanto alcuni aspetti del paese, e di tenere il turista lontano dai luoghi dove è chiara l’effettiva condizione di miseria e degrado in cui è costretta a vivere la popolazione.
Nel 1997, lo Slorc (Consiglio di Stato per il Ripristino della Legge e dell’Ordine, la giunta militare) ha cambiato nome in Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo (Spdc), ma nulla è cambiato, e le persone al potere sono sempre le stesse.
La situazione è peggiorata dal 2003. Il 30 maggio di quell'anno, mentre Aung San Suu Kyi si trovava a Monywa, con un convoglio di venti auto della Lega per la Democrazia, subì un vero e proprio agguato. Un gruppo di militari aprì il fuoco contro le automobili, uccidendo diverse persone (almeno 65). Aung San Suu Kyi riuscì a salvarsi grazie ai riflessi pronti del suo autista, ma venne ferita alla testa. Ritornò agli arresti domiciliari, dove si trova a tutt'oggi.
La Birmania è un paese con 50 milioni di abitanti, che non ha nemici, eppure possiede un esercito potentissimo. La guerra è contro lo stesso popolo, che viene massacrato ogni volta che mostra di rifiutare la dittatura. Chi si ribella viene chiamato "terrorista". Il Paese è pieno di mine antiuomo, disseminate soprattutto lungo il confine con la Thailandia, dove si trovano le piantagioni di oppio.
I gruppi in lotta contro la dittatura sono diversi: l’Esercito dello Stato di Shan (SSA), l’Unione Nazionale Karen (KNU) e il Partito Progressista Nazionale Karenni (KNPP). Come accade in Africa e in altre parti dell'Asia, i gruppi di guerriglia sono quasi tutti armati dagli Usa e da altri paesi occidentali, che intendono costringere il popolo a vivere nel terrore, per contendersi i vantaggi della dittatura e le risorse che il paese offre.
La Birmania è il secondo produttore di oppio al mondo (il primo è l’Afghanistan), e ha più di 60 mila ettari di piantagioni di papavero. Tale mercato è oggi controllato dai servizi segreti occidentali (come la Cia), che utilizzano i proventi per fomentare altre guerre e per l'arricchimento personale delle autorità fantoccio. Per mantenere tale produzione, e per costringere la popolazione a vivere in miseria e nel degrado, vengono utilizzate anche forze militari mercenarie, pronte a commettere torture, violenze e ogni sorta di crimine.
Oggi gli Usa e la Gran Bretagna sono gli investitori più importanti in Birmania. Sono anche i maggiori fornitori di armi al regime birmano. Dall'Occidente arrivano molte armi, nonostante l'embargo deciso nel G8 francese (2003). La popolazione viene costretta a vivere nella paura, anche a causa della "guerra al terrorismo", che permette di spacciare le stragi di regime per attentati di al Qaeda. Da tutto questo si può capire bene la situazione di oggi: la disperazione ha spinto i monaci buddisti a protestare attuando un corteo pacifico, e le repressioni nel sangue non sono state risparmiate nemmeno a loro.
E' tipico delle dittature nascondere la verità sul potere. Se i nostri TG hanno così tanto bisogno di mistificare la realtà è perché devono imporre agli italiani qualcosa che essi rifiuterebbero se comprendessero appieno la verità. Questa, se ce ne fosse bisogno, è un'ulteriore prova che l'attuale sistema non può essere accettato poiché corrisponde ad una dittatura mascherata, che ci regala soltanto l'illusione di essere liberi. Accettarla significa accettare di essere trattati da imbecilli e, cosa ancora più grave, equivale ad appoggiare i massacri che queste persone attuano nel Terzo Mondo.


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PER APPROFONDIMENTI

Gaja Filippo, "Il Secolo Corto - la filosofia del bombardamento. La storia da riscrivere", Edizioni Maquis, Milano 1994.
Kleeves John, "Un paese pericoloso - storia non romanzata degli Stati Uniti D'America", Società editrice Barbarossa, Milano 1999.
Pasquinelli Mauro, "Il libro nero degli Stati Uniti d'America", Massari Editore, Bolsena (VT) 2003.
Pilger John, "Agende nascoste", Fandango Libri, Roma 2003.
Pilger John, "I nuovi padroni del mondo", Fandango Libri, Roma 2002.
Randazzo Antonella, Dittature. La Storia occulta", Edizioni Il Nuovo Mondo, Padova 2007.
Randazzo Antonella, "La nuova democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia USA", Zambon Editore 2007.



NOTE

1) Pilger John, "Agende nascoste", Fandango Libri, Roma 2003, pp. 216-217.
2) Pilger John, op. cit. p. 171.